Il vuoto nello scaffale

Il nove maggio 1860 salpa dal porto di Marsiglia una goletta dal nome Emma. A bordo della nave ci sono personaggi importanti della cultura francese, imbarcati per perseguire un ambizioso progetto: quello di realizzare e documentare un Voyage en Sicilie et autour de la Méditerranée. A concepirlo e finanziarlo è uno dei più grandi scrittori francesi di tutti i tempi: Alexandre Dumas.
Prolifico e irruento, Dumas è al culmine della sua fama, e si aspetta grandi cose da questo viaggio:

Quello che voglio vedere, quello che soprattutto voglio farvi vedere, cari lettori, sono i luoghi della storia e anche delle fiabe: la Grecia di Omero, di Esiodo, di Eschilo, di Pericle e di Augusto; La Bisanzio del Basso Impero e la Costantinopoli di Maometto; la Siria di Pompeo, di Cesare, di Crasso; la Giudea di Erode e di Cristo, la Palestina dei Crociati; l’Egitto dei Faraoni, di Tolomeo, di Cleopatra, di Maometto, di Bonaparte, di Mehmet Ali e di Saïd Pascià…

Non c’è spazio, e forse nemmeno bisogno, di tratteggiare qui la figura di Alexandre Dumas. Relegato oggi nell’immaginario comune a scrittore di semplici avventure, Dumas è grandissimo scrittore, prolifico all’inverosimile e finissimo imprenditore di se stesso. La lista dei suoi capolavori comprende decine di opere tra le centinaia prodotte, realizzate anche grazie al supporto di numerosi scrittori prezzolati. Il suo magistrale utilizzo del feuilleton, la pubblicazione a puntate dei suoi romanzi su giornali e riviste di massa, lo fa anche padre delle odierne serie televisive che hanno tanto successo, e che ne utilizzano ancora oggi gli stessi schemi di base.

Gustave Le Gray, Ritratto di Alexandre Dumas, 1859

Gustave Le Gray, Ritratto di Alexandre Dumas, 1859

 

Imbarcato sulla Emma c’è anche un fotografo, in quel momento forse il più grande fotografo di Francia: Gustave Le Gray. Conosce Dumas da tempo, ed è suo il magnifico ritratto che vedete qui sopra, realizzato nel 1859 al ritorno di Dumas da un viaggio in Russia.
Raccontare la straordinarietà della figura di Gustave Le Gray fino al giorno dell’imbarco sulla Emma richiederebbe ben più di un post – ci vorrebbe forse un romanzo alla Dumas. Basti dire che è stato una delle figure centrali della fotografia dell’Ottocento: inventore di nuovi processi, grande stampatore, fotografo dell’Imperatore nonché uno dei cinque fotografi chiamati a realizzare la leggendaria Mission Héliographique del 1851; ritrattista eccezionale, diviene famoso anche grazie alle sue immagini di mare che per la prima volta, con l’utilizzo di tecniche raffinate, riescono a mostrare le nuvole nel cielo e a fermare le onde – le sue marine sono oggi battute a cifre altissime nelle aste, anche se all’epoca vennero vendute in centinaia di copie. Nei cinque anni precedenti al viaggio sulla Emma ha lo studio in quel famosissimo edificio al 35 di Boulevard des Capucines che dall’aprile 1860 diverrà lo studio di un’altra leggenda della fotografia francese, quel Gaspard-Félix Tournachon detto Nadar, che nel 1874 ospiterà proprio lì la prima mostra degli impressionisti.

Gustave Le Gray, Autoritratto, 1856-59

Gustave Le Gray, Autoritratto, 1856-59

 

 

Gustave Le Gray imbarcandosi sulla Emma segna in modo definitivo il suo destino. Non può saperlo, ma non tornerà più in Francia. E pensare che fino anche solo a pochi mesi prima era indeciso se accettare la proposta di Dumas… A deciderlo, probabilmente, la tremenda bancarotta decisa dal tribunale il 1 febbraio 1860, che lo priva dello studio e lo lascia coperto di debiti pesantissimi. Troppo artista e poco imprenditore, dicono le cronache e i commenti delle persone a lui vicine. Imbarcandosi nel viaggio con Dumas, Le Gray sfugge ai creditori e allo stesso tempo è in cerca di riscatto. Come vedremo, l’abbandono che pare temporaneo della sua carriera in Francia, e della moglie con i due figli, diverrà terribilmente definitivo.

Ma torniamo al viaggio della Emma. Partita da Marsiglia, dopo un paio di tappe sulla costa la nave arriva il 18 maggio 1860 a Genova. Qui si ferma per alcuni giorni, perché Dumas ha alcune incombenze da scrittore, tra le quali concludere il secondo volume delle Mémoires di Giuseppe Garibaldi, che sta riscrivendo – e romanzando – su incarico dello stesso Garibaldi.
Alexandre Dumas è un entusiasta sostenitore di Garibaldi, che aveva conosciuto a Torino pochi mesi prima ma del quale aveva già scritto molto fin da dieci anni prima. Non dimentichiamo che Dumas è una delle figure centrali della cultura francese del tempo (che era la cultura dominante dell’epoca, un po’ come quella americana oggi) ma anche una delle più popolari: in sostanza una potenza nella comunicazione, tanto che vi è oggi chi pensa che il decennale lavoro di Dumas intorno alla figura di Garibaldi sia stato decisivo, all’epoca, nel mutarne l’immagine – da quella sudamericana di bandito e sovversivo a quella europea di mitico e disinteressato rivoluzionario attento solo al bene dei popoli. Dovremmo dunque aggiungere alle mille qualità di Dumas anche quella di essere uno spin doctor ante litteram, se consideriamo che Garibaldi gli fu amico e che utilizzò quanto più potè le qualità di Dumas.

È proprio a Genova che arriva, alla fine di maggio, la notizia che Garibaldi è sbarcato a Marsala e che si sta dirigendo verso Palermo – che verrà presa il 27 maggio 1860. Detto fatto, il 31 maggio la goletta Emma parte da Genova diretta a Palermo, dove arriverà il 10 giugno 1860. Il Voyage sta cambiando.
Dumas viene accolto trionfalmente da Garibaldi, che subito ne utilizza le capacità comunicative – tra le altre cose mettendo subito al lavoro il fotografo che li accompagna. Gustave Le Gray si trova così ad essere straordinario corrispondente di guerra, realizzando tra gli altri un potente ritratto di Garibaldi stesso, oltre che di alcuni suoi generali, e vedute della Palermo bombardata, delle barricate e così via. Scrive Dumas, citando un suo dialogo con Garibaldi:

– Avete un fotografo con voi?
– Semplicemente, il primo fotografo di Parigi: Le Gray.
– Bene, fategli fare delle vedute delle rovine; bisogna che l’Europa ne venga a conoscenza: duemila e ottocento bombe in una sola giornata…

e più avanti:

Le Gray passa le sue giornate a fare delle magnifiche fotografie delle rovine di Palermo. Ne spedirò una collezione a Parigi, delle quali si potrà fare una mostra. Vi sono anche un magnifico ritratto di Garibaldi, di Türr e di altri.

Il Voyage sta adattando la sua fisionomia, e Le Gray sembra seguirne le mutevoli fattezze. In ogni caso, quella che mette a disposizione è la sua grande esperienza, e l’immensa qualità del suo occhio.

Gustave Le Gray, Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1860

Gustave Le Gray, Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1860

 

 

Il 21 giugno Dumas, Le Gray e gli altri partono alla volta di Catania via terra con il generale Türr, che tuttavia, molto malato, non potrà proseguire. La colonna si fermerà e il nostro gruppo, tra difficoltà e insolazioni, inizierà qui a soffrire qualche tensione.
Il 7 luglio tutti si reimbarcano sulla goletta che fa rotta verso Malta. Sembra essersi conclusa la parte garibaldina del Voyage, ma Dumas all’insaputa di tutti aveva proposto a Garibaldi:

Caro amico, ho appena attraversato la Sicilia in tutta la sua larghezza. Ovunque c’è grande entusiasmo, ma non ci sono armi! Volete che vi aiuti a cercarne in Francia? Aspetto la vostra risposta a Catania: se voi mi dite “Sì” io cambierò il mio viaggio in Asia e farò il resto della campagna con voi.

È a questo punto che probabilmente esplodono i conflitti forse già latenti a bordo della Emma, e il 13 luglio 1860, clamorosamente, Le Gray e altri due (Albanel e Lockroy) vengono sbarcati senza troppi complimenti sul molo del porto de La Valletta, a Malta. La Emma riparte subito, lasciando i tre con poche risorse economiche, un po’ sperduti in un luogo lontano. Dumas ritornerà da Garibaldi, lo accompagnerà fino a Napoli dove resterà negli anni seguenti con importanti incarichi – ma questa è un’altra storia.

Si decide forse qui il destino di Le Gray, che ad un tratto vede probabilmente sfumare ogni possibilità di riscatto in Francia e al quale ormai tocca arrangiarsi come può.
Il 26 luglio i tre partono per Beirut via Alessandria. Si sono procurati un incarico di Le Monde Illustré come corrispondenti di guerra in Siria, dove sotto le influenze rivali dei francesi, degli inglesi e dei turchi era esploso un conflitto, latente da tempo, tra i cristiani maroniti e i drusi, musulmani. Sulla via per Damasco Le Gray si fratturerà una gamba cadendo da cavallo, e anche questa avventura gli sarà preclusa. Ci restano alcune bellissime fotografie delle rovine di Baalbek, ma già dal 1861 le Gray è segnalato come stabilmente ad Alessandria, in Egitto.

Da qui in poi, ci dicono gli storici, le notizie si fanno frammentarie, i documenti scarsi. Di certo vediamo Le Gray in crescenti difficoltà, pur continuando la sua attività di fotografo. Nel dicembre 1861 muore a Parigi forse l’unico vero amico che gli era rimasto, Léon Manfras, che era anche l’avvocato che curava i suoi interessi tentando di ridurre il grande debito che gravava su le Gray dopo il fallimento dello studio. Con questa morte finiscono in sostanza anche le speranze di Le Gray di tornare in Francia e quello in oriente diventa un inevitabile esilio. È del novembre 1862 una lettera struggente che Gustave invia all'”amico” Nadar, nella quale lo prega di informarsi sulla sua situazione in Francia e, letteralmente, “Tu sai, amico mio, quanto io abbia fatto per la fotografia, dammi una pacca sulla spalla perché io possa venire ancora a pagarne il mio tributo a Parigi“. Non c’è traccia di una risposta di Nadar. La cosa sembra far da contraltare alla sparizione di Le Gray nei confronti della moglie e dei figli rimasti in Francia in gravissime difficoltà. Ad Alessandria Le Gray troverà comunque il modo di lavorare piuttosto bene: Alessandria è città ricca e cosmopolita, piena di stranieri e di viaggiatori, e la sua produzione ci mostra le immagini tipiche di un atelier di ritratto dell’epoca.

Dal 1864 Gustave Le Gray è a Il Cairo, dove aggiunge, a quella di fotografo, la professione di docente di disegno nelle Scuole Militari. Entra anche nelle buone grazie del governo e realizza numerose fotografie di soggetti militari, di rovine antiche, di ritratti della famiglia reale. La qualità del suo sguardo è sempre altissima – il fotografo è sempre vivissimo, pur nelle difficoltà.

 

Gustave Le Gray muore a Il Cairo il 29 luglio 1884. Nel 1883 ha avuto un figlio da una giovanissima donna locale, che ha cercato addirittura di registrare come moglie. Muore in sostanziale povertà, come attestato dall’inventario dei suoi beni trovati in casa, che gli è sopravvissuto al contrario della sua sepoltura. Qualche mobile, qualche vecchio manuale di chimica fotografica, qualche stampa, scarne attrezzature fotografiche, un solo obiettivo. Il destino, cinico e baro, che ha spesso colpito i grandi artisti, si è dato da fare anche con lui.

Il Voyage en Sicilie et autour de la Méditerranée, pieno di scritti baciati dal talento di Alexandre Dumas e illustrato da tante bellissime fotografie di Gustave Le Gray resta un capolavoro invisibile e irrealizzato, un vuoto oscuro negli scaffali dei musei.

 

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